Alzi la mano chi pensa che insegnare a scrivere e pronunciare le lettere dell’alfabeto sia un compito elementare.
Nel caso qualcuno ne fosse convinto, può ricredersi seguendo le lezioni delle prime classi in Frassati, dove i bambini di sei anni sono alle prese con la scoperta del mondo dei suoni e della grafia, con cui avranno a che fare per il resto della vita. Si tratta di una vera e propria arte, assai più complessa di quanto si creda.
Ne parliamo con le due protagoniste, le maestre Alessia Senna e Cecilia Cavenago.
“Il metodo che proponiamo – afferma la prima – parte dal concreto per arrivare all’astrazione, che ad età così giovani è un processo ancora tutto da compiere. Per questo sviluppiamo nei bambini un processo di acquisizione delle competenze – essenzialmente imparare le lettere, le sillabe e i numeri sino al 20 – che parte da piccoli lavori da eseguire: un cestino di carta per la sillaba ce, un buon salame di cioccolato per la ci, il disegno di una chiocciola per la chi. Ma anche un gioco in cui devono costruire semplici carte numerate da appendere al muro in fila progressiva, per riconoscere le cifre da 1 a 20 e viceversa. La domanda che sta alla base è altrettanto facile da mettere a tema per loro: a cosa serve? Solo rispondendovi quanto appreso rimane nella mente”.
Le attività, i suoni, la comprensione, la memoria. Sembra un gran gioco a tappe, forse lo è, ma è frutto di una sapienza solida, sicura.
Un pacchetto di biscotti e una pizza diventano allora l’occasione per le prime nozioni di addizione e sottrazione: se levo un biscotto dal mio sacchetto, non ne restano quanti ne avevo prima per la merenda. Lo esprimo con un segno, il meno, che a questo punto diventa significativo per la mia gola!
Se gioco a compiere dei passi su un tragitto lanciando un dado per terra e mi compare il lato con la cifra cinque, capisco che mi posso muovere in avanti facendo cinque passi oltre la mia posizione iniziale: il segno più mi indicherà l’aumento, l’avanzamento.
“Una delle questioni fondamentali – aggiungono – è quella del pregrafismo, vale a dire l’introduzione alla scrittura in corsivo. Si tratta di un passaggio fondamentale e non facile, perché mentre nello stampatello le lettere sono staccate tra loro e si inseriscono bene nelle caselle e sulle righe, col corsivo la prospettiva cambia. Occorre attaccarle le une alle altre, sono ‘più veloci’, meno statiche, vanno a finire anche sotto le righe: per un bambino è davvero difficile questo passaggio”
Così le due maestre, anche utilizzando dei video-tutorial, mostrano come muovere avambracci e polsi nel disegnare delle forme a zig-zag oppure a curve, come fossero collinette contigue, in un contenitore pieno di farina. Di qui, i movimenti indispensabili alla successiva ‘cucitura’ delle lettere corsive sulle righe nel quaderno.
Un lavoro straordinario di cura del dettaglio, che precede la ‘lezione’ teorica e lascia stupiti.
L’appuntamento con i più piccoli in video è quotidiano. Ogni giorno si apre alle ore 9.00 per una mezzora di saluto, appello, preghiera e il benvenuto, che introducono il programma della giornata. Nel pomeriggio per tre volte alla settimana i bambini incontrano, dalle 14.30 alle 15.00, le maestre specialiste – musica, inglese ed educazione fisica – e negli altri due pomeriggi i tutors.
“Manca a tutti la scuola in presenza – concludono le insegnanti – ai bambini come a noi. Abbiamo fatto fatica, soprattutto all’inizio, ad accettare la situazione. Ma con passare delle settimane ci accorgiamo che la tecnologia, se messa al servizio della didattica in modo proficuo, è una risorsa eccezionale sia nell’apprendimento sia, non ultimo, nella tenuta del legame con i nostri alunni. In questo devo dire che la collaborazione dei genitori è stata ed è indispensabile, senza di loro non potremmo lavorare”.
La scuola come ‘comunità educante’, in cui ognuno fa la propria parte: in Frassati la pratica della realtà, ancora una volta, sostiene e giustifica il pensiero formativo e didattico.
Seveso, 17 aprile 2020